Intervista a Stefano Cerrato
Buongiorno Maestro Cerrato e grazie per aver accettato questa intervista. Come ha iniziato a suonare il violoncello e quali sono state le persone che hanno avuto un ruolo determinante nella sua crescita artistica? Provengo da una famiglia nella quale la musica è stata al centro dell’educazione. Mia mamma è una didatta che ha sviluppato all’interno della metodologia Suzuki un percorso formativo oggi già tradotto in sei lingue e diffuso in tutta Europa, il Children’s Music Laboratory. Dunque, le prime persone che hanno avuto un ruolo fondamentale sulla mia crescita artistica sono state mia mamma e Antonio Mosca, mio maestro, col quale ho iniziato alla Scuola Suzuki di Torino e mi sono diplomato successivamente in conservatorio.
Che ruolo ha avuto da giovanissimo e che ruolo ha ora la musica nella sua vita? La musica ha avuto un ruolo totalizzante nella mia vita fin dalla più tenera età. Già piccolissimo il suonare con altri bambini ed esibirmi in pubblico mi ha aiutato a crescere confrontandomi con le difficoltà e cercando di superarle senza mai tirarmi indietro. L’aspetto gratificante è stato anche legato a moltissimi viaggi e incontri con altri bimbi e ragazzi di tutto il mondo.
Cosa sente di rappresentare ed esprimere attraverso la musica ed il suo strumento? La musica è il mio primo linguaggio. Ho imparato a leggere prima le note e poi le lettere. Attraverso la musica si esprime molto, a partire da ciò che si sceglie di interpretare. Ognuno di noi trova affinità con uno o più linguaggi rispetto ad altri. Attraverso lo strumento che suono e l’affrontare diversi stili musicali costruisco ogni giorno la mia identità.
Che rapporto ha con la cosiddetta musica ‘colta’ contemporanea e più in generale con l’arte contemporanea? Preferisco esprimermi con autori del passato ma quando mi ritrovo a confrontarmi con la musica contemporanea non sempre trovo immediatamente affinità con questo linguaggio che talvolta diventa per me una sfida nell’approfondirne i significati.
Ci parla del prossimo concerto che terrà il 18 luglio con l’On The Bridge Cello Ensemble nell’ambito di Como Contemporary Festival? Il concerto contiene musiche di autori diversissimi fra loro. La Suite di Pierre Petit, di linguaggio impressionista francese, è un brano semisconosciuto. La Toccata di mio fratello Francesco presenta uno stile che ricorda la scuola viennese del primo Novecento. Entrambe le composizioni sono state registrate da noi nell’album Vocal Chords, edito da Da Vinci Classics. Proseguiremo con il celebre Fratres di Arvo Part con la sua sonorità mistica e suggestiva. E infine “Trio!” di Umberto Pedraglio, per tre quartetti di violoncelli che presentano scordature particolari, attraverso le quali l’autore tenta di trascendere il modo tradizionale di suonare il violoncello ricercando nuovi effetti timbrici.
Quali sono i suoi prossimi progetti in cantiere? Ho in programma molti concerti col Quartetto Adorno, del quale faccio parte da poco tempo, ma che fin da subito è stato per me un arricchimento sia dal punto di vista artistico che umano. Proseguo la mia attività con l’ensemble Armoniosa, gruppo di musica barocca nel quale suono il violoncino (violoncello piccolo a 5 corde) che funge da secondo violino o da viola, a seconda delle necessità, oltre a svolgere il ruolo di solista su tutto il repertorio scritto per violoncello a 4 corde tradizionale. Con On The Bridge (gruppo di violoncelli formato con alcuni miei ex allievi) l’attività è varia: dalla ricerca di nuove composizioni per cello ensemble alla riscoperta di repertorio dimenticato per questa formazione. In parallelo continuo anche l’attività di insegnante coltivando nuovi talenti e cercando di trasmettere loro la volontà di crescere sempre attraverso la musica.
Lei è molto attivo anche come didatta. Cosa vorrebbe dire a tutti i giovani musicisti che hanno appena intrapreso lo studio della musica, o che si stanno perfezionando nella loro arte? Non dimenticare mai che la musica è un linguaggio che appartiene al mondo intero e ci si deve confrontare con l’umiltà di voler sempre apprendere. A volte capita di incontrare persone che costruiscono la loro identità con l’arroganza anche nei confronti di giovani studenti. Questo ritengo sia un atteggiamento sbagliato perché ciascuno può arrivare a esprimere col suo strumento il lato migliore di se stesso anche se non diventerà necessariamente un professionista facendo della musica la sua passione.
Un grande grazie a nome dell’Associazione Culturale Polifonie e in bocca al lupo per i suoi prossimi progetti!
Domenica 18 luglio, ore 20.00
Chiesa grande di San Giuseppe Como
Concerto di Stefano Cerrato e l’On The Bridge Cello Ensemble!
Ingresso libero